Fame d'aria
Ho sempre detto che non avrei lavorato con la disabilità.
Fortunatamente la vita sa tracciare sentieri in luoghi in cui non andresti mai e sa mostrarti mondi che, se fosse stato per te, non avresti mai visto.
Ho così conosciuto bambini biondi, bambini che corrono veloci, bambini che ti portano sulle isole galleggianti, bambini che volano con le mani.
E che sanno guardarti oltre gli occhi.
Ho anche conosciuto famiglie che ti guardano negli occhi, dritto dentro di te e ti chiedono di esserci perché chi dovrebbe esserci non c'è.
Ho conosciuto le loro speranze che sono diventate le mie.
Ho conosciuto, dopo, la delusione di una solitudine cosmica che si avvinghia a queste famiglie: io l'ho solo sfiorata e non ho potuto fare niente.
Loro, la solitudine, la stanchezza, il vuoto, il che cosa succederà domani, lo vivono sempre.
Serviva un libro che lo raccontasse.
Serviva un libro che squarciasse il silenzio.
Che gridasse una rabbia che ha diritto di esistere.
Serviva un' immagine scomoda, che t'interroga che t'infastidisce e che puoi capire alla fine del libro, forse.
Davanti ad un mare arrabbiato ho letto un libro che ti entra dentro e a fatica ne esce.
Io ho provato a lasciare andare.
Io
che posso...
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