Io odio il pianto dei bambini...
ed è un problema mio!
Hai mai sentito frasi:
" Non piangere dai."
" Divento triste se piangi."
"Quanto rompe!"
"Ma perchè piangi?"
"Vieni che ti do una caramella."
" Smetti di piangere."
...
Queste e mille altre frasi hanno una cosa in comune:
FARE SMETTERE!
Il pianto dei nostri figli ci da fastidio e sai perchè?
Perchè ci riporta indietro a ferite ancestrali.
Ti ricordi che cosa succedeva quando piangevi da piccolo?
Venivi preso in braccio?
o
Venivi lasciato piangere?
Ti veniva messo in bocca il ciuccio?
o
Ti veniva detto vieni qui vicino a me, sei molto triste adesso.
Non ti ricordi? Hai mai pensato di chiedere ai tuoi genitori che cosa facessero quando tu piangevi?
Non vuoi ancora farlo?
Guarda che cosa dicono/fanno i tuoi genitori con tuo figlio quando piange, sarà una buona pista.
Ci sono infiniti motivi per cui i bambini piangono...loro che, non hanno ancora tutte le parole, sono però in contatto meglio di noi con il loro corpo e ci chiedono di vedere, di non lasciarli da soli, di dare un nome a quell' emozione.
Può essere paura, rabbia, fastidio, dolore può essere tutto e noi, che siamo gli adulti, a quel tutto dobbiamo dare un nome.
Non conosciamo la parola che possa descrivere quell'emozione?
Allora siamo sinceri...la verità è sempre una buona strada.
Prendendo in braccio il tuo bambino potrai dirgli: " Non so che cosa stia succedendo e non so perchè tu stia piangendo ma io sono qui con te e per te".
Lo terrai li, vicino al tuo cuore, lasciando che le lacrime escano, lasciando che le lacrime guariscano ferite a volte antichissime.
Sai perchè tutto questo è importante? Per due ragioni:
1) Se il bambino piccolo o grande che sia, attirerà la tua attenzione con il pianto e riceverà una risposta coerente, dettata da un amore incondizionato, vera e protettiva imparerà che il mondo è un posto sicuro e gli adulti intorno a lui sono e saranno il suo "porto" sicuro... un porto da cui ogni giorno salpare e in cui ogni giorno liberamente attraccare.
2) Perchè se ti prenderai cura delle lacrime di tuo figlio, ti prenderai cura anche delle lacrime di te bambino. Puoi parlare con il tuo bamino interiore e dirgli che aveva diritto di piangere e di essere preso in braccio. Che doveva essere amato incondizionatamente e non sentirsi un peso o un problema.
Quelle dolci parole sussurate al tuo piccolo orecchio appoggiate al rassicurante cuore di tua mamma e di tuo papà mi dispiace dirtelo, non le hai ricevute e non le riceverai più.
Ma tu puoi curare quella ferita che si tramanda di generazione in generazione accogliendo il tuo dolore e, così facendo, non ti legittimerai a farlo rivivere a tuo figlio solo così quel senso di abbandono, di nodo alla gola, di dolore profondo sarà ridimensionato fino a poterlo guardare senza fughe e senza paura.
Un regalo bellissimo che puoi farti?
Lasciare che la narrazione della tua storia riceva la dignità che merita perchè quella narrazione tu l'hai vissuta ed è parte di te.
Se tu giustifichi i tuoi genitori con frasi del tipo: "Hanno fatto quello che potevano", "Non potevano fare di più", "Hanno fatto quello che hanno potuto con i mezzi che avevano" in realtà ti stai dando la possibilità di riproporre il copione che hai vissuto perchè anche tu in fondo arrivi tardi alla sera, hai avuto una brutta giornata, i conti non tornano e la terra gira.
E non vorrei mai che tu pensassi che "adesso arriva lei che chi cavolo è e che cavolo vuole" quindi te lo dico:
quando ero bambina mi chiamavano "Il salice piangente" perchè "ero molto sensibile" perchè " facevo i capricci, frignavo sempre" e non ricordo quali altri aggettivi...la mia memoria mi protegge.
Mi sentivo presa in giro e non capita. Ogni settimana passavamo vicino ad un salice piangente e mi dicevano "guarda è quello"... lo guardavo, lo odiavo e pensavo io non sono quello. Mi arrabbiavo ma non urlavo non calciavo...non si poteva ma ne avrei avuto il diritto.
Sono stata una mamma che davanti al pianto delle mie figlie ha provato fastidio, nervosismo, intolleranza.
Quando ero bambina il salice piangente che era in me, quando combinava qualcosa, veniva messo nell'angolino e mi ricordo che dopo un primo momento di pianto mi divertivo a stringere gli occhi guardando la luce per vederla irradiarsi in lunghissimi raggi e smettevo di piangere e potevo tornare.
Sono stata una mamma che ha messo sulla "sedia blu" nell'angolino le sue bambine e ho lasciato che piangessero e che, da sole, tornassero.
E perchè l'ho fatto?
lascio a Emily Mignanelli le parole per dirlo:
"... Quando mio figlio piange, io ritorno emotivamente a quello stato di sconforto, impotenza, angoscia e paura che ho provato e, nonostante le buone intenzioni, non riesco a rispondere efficacemente alle comunicazioni di mio figlio.
Per riuscire a modificare la situazione, il primo passo è quello del riconoscimento e della consapevolezza, di cui il cambiamento sarà poi conseguenza naturale.
La trasformazione avviene quando vi permetterete di riconoscere che ciò che vi sta disturbando non è il pianto di vostro figlio, ma il vostro pianto che non è stato consolato."
Non è troppo tardi, stai ancora giocando la tua partita ma per rimediare agli errori inevitabilmente fatti c'è una strada fatta di alcuni gradini:
Riconoscere l'errore
Dire la verità
Scusarsi lasciando la possibilità di non essere perdonati
e
Aprire bene gli occhi, prendere un bel respiro ed immergersi nella nostra infanzia, rivivere quel dolore prenderlo tra le braccia e dirgli "sei passato non puoi più farmi del male" e poi?
e poi risalire finalemente liberi e leggeri.
Ti e mi auguro una straordinaria immersione!
Questo albo illustrato insegna a noi, genitori di oggi, come si accarezza una lacrima.