L'urlo di mamma

11.10.2022

Ma chi sei? Mi dai la vita o me la togli? Sei rifugio o sei pericolo?

L'albo "L'urlo di mamma" di Jutta Bauer, Nord Sud Edizioni (da cui sono tratte le immagini dei pinguini di questa pagina), racconta in modo esemplare che cosa succede ad un bambino quando la sua mamma o il suo papà urlano davanti a lui o contro di lui:

si disintegrano.

Chiudo gli occhi e ripenso a tutte le volte che ho urlato contro le mie figlie, puoi farlo con me se vuoi. Che cosa vedi?

Io vedo:

rabbia, furia, non controllo, dolore, non ascolto 

terrore, sgomento, paura, ribaltamento dei ruoli, sconforto, resa, manine che si coprono gli occhi

Io sento:

urla, pianto, silenzio, " Basta!!" "Ma mi vuoi ancora bene?" 


Fa male chiudere gli occhi e vedersi. 

Fa ancora più male sapere che i nostri figli hanno visto e vissuto tutto questo. 


Quando facciamo straripare sui nostri figli la nostra rabbia incontrollata loro non possono difendersi e, quando questo accade,  è come se immergessimo i nostri figli in un fiume in piena formato da un fango di dolore, paura e confusione che i nostri bambini non possono gestire.

Spesso però accade che i bambini imparino a prevedere quando un genitore sta per diventare un "grande che straripa". Lo fanno cogliendo le diverse sfumature delle espressione, i micromovimenti dei muscoli facciali, vigilano sui cambi di voce, sulla velocità dei movimenti messi in atto dagli adulti e sui rumori che essi generano.  Lo stridore che una sedia può generare quando viene spostata può diventare un campanello d'allarme, così come il tonfo con cui viene chiuso un armadietto o lo schianto generato da alcuni oggetti lanciati dentro ai cassetti. 

I bambini diventano attenti scrutatori del mondo adulto, questo per salvarsi (almeno per il momento), questo per salvare quei due (i suoi genitori) da loro stessi. Il tutto a discapito di se stesso, della sua serenità, della sua infanzia. 

Eppure perché se sappiamo tutto questo ci capita di straripare ancora senza alcun controllo? 

Hai mai provato a metterti davanti allo specchio e guardarti mentre urli bastaaa? Mentre guardi tuo figlio con quella ferocia che ogni tanto risale il tuo corpo fino ad uscire dagli occhi?

Chi ti viene in mente? Quali momenti ricordi? Dove hai già visto quell'espressione?

Ancora di più

Come ti sentivi quando eri tu che subivi quello sguardo, quella furia?

E' qui la chiave. Come ti sentivi? 

Riesci ad accedere a quel ricordo? Riesci a ricollegarti all'emozione che provavi quando venivi travolto da quel fiume confuso e pauroso di emozioni?

Riuscire a farlo vuol dire connetterti con la tua storia e decidere, se vuoi, di interrompere quel flusso. Decidere che quella paura non vuoi tramandarla a tuo figlio, decidere che quel dolore non ha più potere su di te e quindi lo puoi controllare e fermare con un atto concreto.

Fermati, Guardati, Abbracciati, Consolati e poi

cerca, raccogli e ricuci i pezzi di te

prima i tuoi. 

Puoi dirti che avevi paura, che non sapevi che cosa fare, che quella faccia non la riconoscevi perché era una "faccia da strega", che quegli occhi erano "occhi brutti" che quella voce era "una voce cattiva". Puoi dirti che quella era violenza. Puoi piangere, puoi consolare le tue lacrime. Adesso sei una mamma, sei un papà. Sei un adulto: puoi tutto.

E adesso

Fermati, Guardalo, Abbraccialo,  Consolalo e poi

cerca, raccogli e ricuci i pezzetti del tuo bambino

puoi dirgli che ti dispiace e poi abbraccialo ancora se lui vuole.


Hai iniziato il percorso per arginare quel fiume. 

Non vuol dire che non urlerai mai più in faccia al tuo bambino, ci saranno momenti in cui quell'antico dolore riaffiorerà e con esso gli errori commessi con i nostri figli. 

In quei momenti, però, potrai essere sempre più vigile se lavorerai sulle tue consapevolezze giorno dopo giorno.  Quei momenti diminuiranno sempre di più, e quel fiume in piena si trasformerà in un ruscello e poi in un rivolo d'acqua controllabile, innocuo ed indolore.

Buon cammino a te e a me.

Marilisa