Settimana delle competenze: binario 9 e 3/4

12.02.2024

C'è una scuola in cui i professori hanno deciso di "rischiare", valicando il libro e con esso il banco.

Freire diceva "Non c'è insegnamento senza apprendimento poiché chi insegna, mentre insegna apprende, e chi apprende, mentre apprende insegna". È proprio questo il processo che mi ha attratto nell'ambito del progetto "Binario 9 e 3⁄4" della scuola secondaria di primo grado "L.A. Muratori" di Vignola.

Immagino i volti degli insegnanti durante il Consiglio d'Istituto nel quale, sotto la guida della dirigente scolastica prof.ssa Brunella Maria Maugeri, è stata deliberata la settimana delle competenze. Vedo quei volti, tra l'entusiasmo di alcuni e il terrore di altri, alzare le mani e votare qualcosa di nuovo. Hanno votato, hanno approvato e hanno rischiato: potevano far schiantare tutti, per citare la metafora di Harry Potter, su una colonna di una vecchia stazione o traghettare alunni e famiglie in un mondo "nuovo".

Hanno rischiato e hanno vinto.

È vero, il nuovo può fare paura, ma il nuovo è anche un'occasione per oltrepassare un confine riscoprendo le risorse che si hanno. Alunni e insegnanti in questa settimana hanno sicuramente dovuto mettersi in discussione: si sono incontrati in altre vesti.

I ragazzi hanno portato nello zaino: astuccio, colori, tanti colori, colla, forbici, un solo quaderno e niente diario perché i compiti e i voti questa settimana non sono serviti.

Gli insegnanti nel loro "zaino" hanno rispolverato competenze e interessi nascosti fornendo ai ragazzi occasioni per scoprirsi capaci di fare. I ragazzi, dal canto loro, hanno regalato ai professori commenti e comportamenti carichi di gratitudine e stupore. Gli zaini degli uni e degli altri si sono riempiti di sguardi inaspettati e nuove competenze.

In questa settimana si sono fatti viaggi intorno al mondo attraverso la musica, le vibrazioni di nuovi strumenti hanno accompagnato i ragazzi a sentire il proprio corpo, il profumo dei tortellini della tradizione modenese ha impregnato le mani dei ragazzi, la meditazione ad occhi chiusi, la poesia, le immagini, i colori hanno risvegliato la fantasia di insegnanti e alunni; la manipolazione libera ed autonoma dell'argilla ha coinvolto tutti i sensi dei ragazzi mentre si sono riscoperti capaci di costruire un oggetto che diventerà ceramica. Gli esperimenti in laboratorio, la ricerca delle idee, i lavori di gruppo hanno fatto sperimentare ai ragazzi che lavorare insieme, formulando ipotesi e cercando soluzioni, è possibile. Le collaborazioni fra scuole e fra studenti che si incoraggiano mentre prendono un treno hanno dato prova che creare rete è fondamentale e che la scuola è, allo stesso tempo, "un processo individuale e sociale" (Dewey), che la natura, le strade, la città fanno parte dell'aula e non ne sono estranee, che la voce ha mille declinazioni e si può bisbigliare ma anche urlare e nell'urlo lasciarsi andare per poi ritrovarsi. I ragazzi, gli insegnanti e la dirigente hanno ballato incontrandosi e vincendo insieme l'imbarazzo iniziale e la paura di sembrare goffi. Paesi lontani hanno preso vita tra le mani dei ragazzi, attraverso la carta divenuta tridimensionale e colorata. I giochi di una volta hanno abitato le braccia e le gambe degli alunni che, tra le altre cose, hanno potuto sperimentare che non è sempre facile saltare la corda sincronizzando il proprio cuore con quello di un altro. E poi l'officina delle biciclette, l'incontro con lo scienziato, le finestre sul mondo attraverso l'arte - non solo matite e pennarelli ma acquarelli e tempere - la panchina rossa, il calendario dell'amicizia, il disegno con la lana, i laboratori con i cantautori, la scrittura creativa, i progetti sulla salute, i laboratori storici, i viaggi in Europa, Badminton, gli origami, il laboratorio di calligrafia, i laboratori di cucito e songwriting, questi e altri i momenti che i ragazzi hanno vissuto e noi famiglie, dai loro racconti, con loro. 

In questa settimana la collaborazione degli Adulti ha funzionato. Immagino che non sia stato facile organizzare gli spostamenti degli alunni da un'aula all'altra, da un corridoio ad una strada perché, questa volta, a spostarsi sono stati i ragazzi e non gli insegnanti garantendo, fra le altre cose, la possibilità di muoversi tra un'ora e l'altra perché, il movimento, scarica la tensione e aumenta la concentrazione. La sinergia tra il personale scolastico, gli insegnanti e i volontari ha reso tutta questa complessa organizzazione possibile. I ragazzi se ne sono accorti restituendo agli insegnanti considerazioni importanti: "Prof, è fortunata ad avere delle colleghe con cui va così d'accordo, si percepisce che lavorate bene insieme!"

Tutto è diventato occasione per FARE scuola e "tutta" la città è stata coinvolta: dai negozianti che chiedevano che cosa fosse la settimana delle competenze, agli anziani che si domandavano perché dei ragazzi con le casacche gialle, in orario scolastico, riempissero i marciapiedi e i parchi con il loro entusiasmo mentre raccoglievano sporcizia.

Tutto è stato possibile grazie all'accettazione del rischio che ogni atto educativo esige.

C'è qualcosa da migliorare? Sicuramente, quale progetto che nasce non ce l'ha. C'è qualcosa da replicare? Assolutamente, perché, credo, che tutte le persone coinvolte in questo progetto - insegnanti, ragazzi, personale scolastico, dirigente, volontari e, per osmosi, fratelli e genitori - si siano scoperti custodi di qualche capacità e curiosità in più. L'obiettivo e il successo formativo di una scuola è che i ragazzi scoprano la strada che li renda felice, ha detto la dirigente scolastica, e questa felicità la si può raggiungere attraverso l'esplorazione di milioni di strade diverse come diversi sono i milioni di ragazzi che abitano il nostro mondo. La scuola ha il compito di tener presente questa diversità. In questo modo i ragazzi saranno davvero gli artefici di un progetto di vita volto alla felicità che passa dalla conoscenza di sé, dei propri bisogni, delle proprie capacità ma anche dall'accettazione dei propri limiti che fanno volgere lo sguardo agli altri per trovare risposte e completamento. In questo difficile percorso, gli insegnanti diventano i facilitatori di un processo volto a promuovere soprattutto la serenità di un'intera comunità. I ragazzi e, con loro, anche noi genitori, in questa settimana abbiamo riempito i polmoni, le mani, la testa e il cuore di nuove competenze scoprendo che si può imparare e fare scuola anche senza un evidenziatore in mano.

Un grazie sincero va a tutti gli Adulti che ci sono stati e che per questo meriterebbero di essere chiamati uno ad uno per nome. 

Chissà se questa preziosa settimana sarà in grado di contagiare altre scuole, vicine e lontane, e se riuscirà a far nascere in noi adulti nuove domande e nuovi processi per cercare risposte.