I genitori educano i figli o i figli educano i genitori?
Quante volte ci siamo sentiti dire: "Non ti permettere di rispondere", " Fino a quando stai sotto questo tetto fai quello che ti diciamo noi", "In questa casa si fa così punto e basta", " Non sono affari tuoi", " Sei troppo piccolo"... e si potrebbe andare avanti all'infinito. Di conseguenza giammai i nostri figli possono e potranno permettersi di rispondere, di ribellarsi alle regole, di decidere che cosa è meglio per loro, di chiedere, di essere ...
Adesso che noi siamo dall'altra parte abbiamo noi il coltello dalla parte del manico e ce ne guardiamo bene di lasciare il trono all'erede prima del tempo. Così funzionano le cose da sempre e così funzioneranno. A noi non è poi andata così male!
Davvero?
Mi sa di no.
Educare vuol dire TIRARE FUORI non ficcare dentro per fare dei nostri figli dei foie gras o meglio dei fils gras di noi stessi. Una sorta di nostro biglietto da visita per ricevere complimenti che non meritiamo.
Il problema vero è che forse noi siamo stati fils gras dei nostri genitori
A noi il magnifico compito di spezzare la catena.
Che meraviglia allora
Dal momento che diventiamo genitori possiamo iniziare a giocare ad un'eterna caccia al tesoro dove il tesoro siamo i veri noi.
Ogni volta che nostro figlio ci da fastidio sta smascherando le nostre ferite, ci sta dicendo: "Ehi mamma ehi papà è qui che devi scavare per essere felice. E' qui che c'è un ingranaggio inceppato".
Ehi Mamma, ehi Papà ti arrabbi ferocemente se lascio tutto in disordine? Grande!!! Tu potevi lasciare la casa in disordine? Che cosa ti urlavano i tuoi genitori se c'era confusione? Come stavi davvero? Perché mettevi in ordine tutto? "Perché ti faceva piacere o perché non avevi alternativa?"
Ehi Mamma ehi Papà esce la iena che è in te se non vado bene a scuola? Dai, a me puoi dirlo, neanche a te piaceva studiare però lo hai dovuto fare per dimostrare che valevi. Sorridi, tu vali non perché sei andato bene a scuola ma perché sei tu, tu che oggi sei la mia mamma e il mio papà.
Ehi Mamma ehi Papà cos'è quell'uragano che impervia tra la cucina e la sala tutte le volte che non vi sentite ascoltati? Potete raccontarmi di come vi sentivate soli e impotenti quando nessuno vi ascoltava, quando desideravate dialogo e trovavate solo tv accese.
La vera domanda è:
"Come stavi quando i tuoi genitori infliggevano a te quello che tu stai infliggendo a tuo figlio?"
Che siano urla, sberle, sculacciate, punizioni, umiliazione, insulti, silenzi, vuoti
non importa, qualunque cosa sia
TU COME STAVI?
VUOI DAVVERO FAR STARE COSI' TUO FIGLIO?
Facciamo finta di poter dare un valore da 1(minimo) a 10 (massimo) alle emozioni.
Ogni volta che l'emozione che tuo figlio ti suscita ha una valore compreso dal 7 in su stai certo che è la tua storia che parla non tuo figlio. E' il figlio che sei stato e che non hai potuto essere. E' il bambino ferito che è in te che si dimena e scalcia.
La soluzione c'è ed è facile, dolorosa ma facile.
E' ricordare e rivivere il ricordo.
Contatta il bambino che eri, parlagli, scrivigli, dagli il permesso di parlare, ricercalo, chiamalo a costo di darti l'impressione di essere scemo, lo so ma meglio sembrare scemo che essere infelici per sempre. All'inizio dovrai sforzarti ma poi diventerà un meccanismo quotidiano e naturale. Ogni volta che riuscirai a "tirare fuori" quel bambino ferito e a dargli voce, riuscirai a mettere il passato nel passato e vivere il presente da adulto libero e non da figlio ferito.
Un augurio a te e a me lasciamo che i nostri figli ci educhino, lasciamo che tirino fuori i veri genitori che vogliamo essere e siamo grati a loro che ci amano sempre nonostante le nostre ferite.
Famosissimo albo illustrato che racconta che cosa succede se cerchiamo di nascondere le nostre ferite e che cosa succede quando invece quando entriamo in contatto con quel dolore.